“Solo attraverso processi di partecipazione e di innovazione sociale sarà possibile dare vita alla solidarietà energetica, sempre più necessaria per le comunità, le famiglie e le imprese della nostra isola. Il processo verso modelli di produzione e consumo più sostenibili è una delle sfide del mondo contemporaneo e la transizione energetica richiede lo sforzo di tutti gli attori (produttori, consumatori e pubbliche amministrazioni) per avviare modelli di consumo improntati a principi di sostenibilità e di tutela delle future generazioni”. Lo ha detto l’assessore regionale dell’Industria, Anita Pili, durante l’incontro “Le comunità energetiche: un’opportunità per lo sviluppo sostenibile del territorio”, che si è svolto a Santu Lussurgiu nell’ambito di un percorso di animazione territoriale.
Con comunità energetiche si intendono quelle associazioni tra cittadini, attività commerciali, autorità locali o imprese che decidono di unire le proprie forze per dotarsi di impianti per la produzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. Privati cittadini, catene di negozi, enti territoriali o aziende con uffici nello stesso stabile possono infatti dotarsi di un impianto condiviso, con una potenza complessiva inferiore a 200 kW, per l’autoproduzione di energia per il consumo immediato o per stoccarla in sistemi di accumulo (e utilizzarla quando necessario).
“Soprattutto in questo periodo di grande crisi economica ed energetica, le ‘comunità energetiche’ rappresentano una valida risposta – ha aggiunto l’assessore Anita Pili – Perciò, il tema dell’autonomia energetica è al centro del costante confronto tra Istituzioni, anche per realizzare l’abbattimento del costo dell’energia per famiglie e imprese. Inoltre, i Comuni al di sotto dei 5.000 abitanti (in Sardegna 316 su 377) attendono la misura del Pnrr che porterà sul territorio regionale 140 milioni di euro”.