Se l’obiettivo della transizione energetica è la decarbonizzazione del Paese, esistono soluzioni agrovoltaiche che possono accelerarla in modo massivo?
Fra i modelli che oggi non necessiterebbero incentivi – come si legge in un recente approfondimento sul Sole 24 Ore – spicca quello della coltivazione interfilare arboricola. Strutture alte fino a tre metri, che ospitano nella parte sotto-modulo colture che beneficiano di un maggior grado di ombreggiamento e permettono di avere un’alta resa energetica e agricola.
«La parola agrivoltaico contiene un mondo – spiega al Sole 24 Ore Eleonora Petrarca, responsabile business development Italia di Enel Green Power – ma possiamo immaginare due poli di progettualità. Il primo si configura su siti in cui impianti fotovoltaici di ampia scala convivono con colture o attività agropastorali che non vanno a deprimere la performance dell’impianto e possono anzi rivitalizzare i terreni. A questo modello, definibile agrivoltaico standard, in gran parte portato avanti da investitori e operatori e che non ha mediamente necessità di incentivi, se ne affianca un altro, con al centro l’azienda agricola che vuole continuare a svolgere le sue attività e diventare più green. In questo caso, si impiega una tecnologia a oggi più sperimentale, al momento non diffusa per progetti su larga scala, con pannelli alti quattro o cinque metri da terra. I due modelli non sono in competizione: al Paese serve tutto».
Sono stati condotti test su porzioni di impianto da 3 a 6 ettari, inserendo le colture fra le stringhe di pannelli, larghe abbastanza per lasciare spazio al transito dei mezzi agricoli. Sono state sperimentate varie tipologie di coltivazioni, configurazioni e tecnologie fotovoltaiche, fisse o a inseguimento. Si è dimostrato un aumento fino al 60% della resa agricola e del peso medio dei frutti di alcune specie e un incremento in numero di frutti fino al 30%, rispetto alle aree di controllo senza impianti. Si è anche creato un microclima che ha ridotto i consumi di acqua fino al 15-20%.
Beneficiano della maggiore resa colture come le erbe aromatiche – rosmarino, salvia e tè verde – orticole, come peperoni, melanzane e zucchine; fragole e succulente come l’aloe. Rossi spiega che i dati sono stati raccolti e integrati in un manuale che sarà il punto di partenza per progettare e costruire le applicazioni sul campo, tenendo conto delle specificità di ogni sito e dell’interesse dei partner agricoli a sviluppare determinate colture.
Entro giugno partirà il primo open lab italiano in provincia di Perugia. Verranno sperimentate nuove attività agrivoltaiche, con colture come zafferano e foraggio, e verranno introdotte specie utili agli insetti impollinatori, con particolare attenzione alle api. Insomma, ambiente e fotovoltaico di pari passo per lo sviluppo dell’agricoltura italiana.
Il tuo impianto fotovoltaico in Sardegna

Se desiderate ricevere maggiori informazioni sulla realizzazione di un impianto fotovoltaico, oppure per sopralluoghi in Sardegna o preventivi personalizzati, potete contattare Sogartech ai nostri recapiti telefonici 070.238671 – 338.2032333 – 333.3939676 oppure scrivere all’indirizzo info@sogartech.it.